LA PROCESSIONE DI GESÙ MORTO

Le origini della processione di Gesù Morto a Terranuova sono molto antiche, tanto che non è possibile datarne l’inizio. Dai documenti della compagnia del Santissimo Sacramento, conservati presso l’Arcipretura, sappiamo che già nel 1797 questa era una rappresentazione religiosa perfettamente consolidata. La processione si inserisce, infatti, nella tradizione delle sacre rappresentazioni e dei drammi liturgici, messi periodicamente in scena sui sagrati e sulle vie dei paesi italiani con attori scelti prima tra il clero e poi fra i popolari, che presero avvio nel medioevo in particolare in Umbria e in Toscana, al fine di rendere accessibili a tutti i Misteri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Dopo il Concilio di Trento, che disapprovò le sacre rappresentazioni, considerate di dubbia moralità, ebbero un’intesa ripresa le processioni in sostituzione del dramma parlato. A Terranuova la processione dovette assumere, fin da dall’inizio, una fisionomia particolare, anche perché teatro dell’azione non erano luoghi che potessero richiamarsi, sia pur vagamente, al passaggio della processione, come l’ascesa al Golgota; il corteo attraversava le tre vie principali, toccando tutte le chiese dei popoli che erano andati a comporre la nuova terra murata. In questo modo si affiancava alla rappresentazione del dramma della Passione, il ricordo della fondazione del paese, rinsaldando l’unione tra i diversi popoli. Dopo un periodo di austerità sotto il dominio del Granduca Pietro Leopoldo che apprortò delle restrizioni alle pratiche del culto esteriore, la processione tornò ai suoi splendori già negli anni ’30 dell’XIX secolo. La processione continuò a tenersi per tutto l’800 e il ‘900 introducendo via via alcuni accorgimenti, come la sostituzione dei lumi ad olio con l’illuminazione elettrica. Oggi la processione è organizzata da un apposito comitato che si costituisce per l’occasione ed ha cadenza settennaria.