Il tratto fiume compreso tra il Ponte Romito e il Ponte dell’Acqua Borra ha conservato più che altrove caratteristiche tipiche del paesaggio naturale valdarnese con alternanza di boschi e terreni, in parte coltivati, in parte abbandonati. I ripidi versanti prospicienti il fiume sono stati incisi nel corso dei millenni dagli affluenti che hanno formato gli impluvi tipici dei borri, ricchi di boschi misti a prevalenza di querce, cerri e la farnie, e di molte altre specie, mentre nella aree più umide sono presenti i salici, il pioppo nero, l’ontano e l’olmo, e in quelli più caldi la rovarella e il leccio, con un sottobosco tipico della macchia mediterranea.
Il lago dell’oasi di Bandella si è formato a seguito della diga costruita nel 1956 per produrre energia elettrica; col riempimento della valletta è avvenuta la trasformazione in zona lacustre ed una progressiva rinaturalizzazione: oggi è un’area che richiede protezione e controllo come ambiente ricco di biodiversità.
La formazione del lago e dell’area palustre hanno infatti determinato l’arricchimento della vegetazione preesistente che, assieme alla elevata presenza di anfibi pesci e invertebrati, ha attratto numerose specie faunistiche, divenendo un importante sito di sosta per una ricca avifauna acquatica.
Molti sono gli uccelli nidificanti e non appartenenti a specie protette che trovano qui riparo. La zona riveste interesse anche per gli uccelli acquatici nel corso delle migrazioni costituendo un sistema integrato con le vicine aree di Ponte Buriano e de La Penna. In poche centinaia di ettari, si incontrano, quindi diversi habitat molto diversi che hanno favorito l’insediamento di una fauna altrettanto variegata e talora rara, formando un quadro di straordinario interesse paesaggistico e ambientale.
L’area comprendente il bacino artificiale e l’ansa del lago di Bandella, dal 10 luglio 1996 è una Riserva Naturale regionale gestito dalla Provincia di Arezzo e i comuni di Laterina, Montevarchi, Pergine Valdarno e Terranuova Bracciolini.
Nel silenzio di oltre 500 ettari di natura incontaminata si possono osservare aironi bianchi e cinerini, il cormorano,il martin pescatore, l’averla, i germani; mentre alti nel cielo - alla ricerca di piccole prede - si possono avvistare il nibbio, il gheppio, la poiana, il falco di palude. Nei dintorni, sono percorribili molti sentieri fra i boschi e le campagne e, nella stagione della fioritura, si trovano molte varietà di orchidee selvatiche. In tutta l’area contigua, non è difficile incontrare branchi di caprioli, cinghiali, istrici e volpi, oltre alla rarissima salamandrina dagli occhiali.
Come visitare la Riserva
La visita ad una riserva naturale richiede sempre un comportamento adeguato:
• è opportuno considerare se stessi come ospiti in casa d’altri;
• i veicoli a motore vanno usati il meno possibile e mai fuori dalle strade carrozzabili;
• si deve procedere esclusivamente sui sentieri tracciati, per non danneggiare la flora e non disturbare gli animali;
• bisogna cercare di ridurre al minimo i rumori e le altre forme di disturbo;
• se si ha la fortuna di osservare gli animali selvatici, comportarsi con rispetto e discrezione;
• non dobbiamo prelevare niente, non raccogliere fiori, non spezzare rami o incidere tronchi;
• si deve evitare di creare pericoli per l’ambiente, come l’accensione di fuochi o l’abbandono di oggetti;
• è importante lasciare il luogo visitato in condizioni uguali o migliori di come lo abbiamo trovato.
Per informazioni:
Servizio Parchi e Riserve Naturali della Provincia di Arezzo.